Poesie

Passero solitario di Giacomo Leopardi

Passero solitario di Giacomo Leopardi è un capolavoro che esplora la solitudine, la malinconia e la transitorietà dell'esistenza umana. Attraverso le sue parole toccanti, Leopardi ci invita a riflettere sulla nostra stessa condizione, esplorando la bellezza e la tristezza dell'isolamento. Questa poesia rimane un monito eterno sulla fugacità del tempo e sull'incolmabile divario tra gli esseri umani e l'infinito universo che li circonda.

Giacomo Leopardi

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Passero solitario di Giacomo Leopardi

Passero solitario di Giacomo Leopardi è un capolavoro che esplora la solitudine, la malinconia e la transitorietà dell'esistenza umana. Attraverso le sue parole toccanti, Leopardi ci invita a riflettere sulla nostra stessa condizione, esplorando la bellezza e la tristezza dell'isolamento. Questa poesia rimane un monito eterno sulla fugacità del tempo e sull'incolmabile divario tra gli esseri umani e l'infinito universo che li circonda.

Giacomo Leopardi, il grande poeta italiano, ha attraversato i secoli con la sua eredità di parole profonde e malinconiche. Tra le sue composizioni più toccanti spicca "Il Passero Solitario," un canto struggente sull'isolamento e sulla malinconia. In questo articolo, ci addentreremo nelle profondità della poesia, esplorando il significato dietro le parole del poeta.

D’in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de’ provetti giorni
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell’aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all’altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

Il Passero Solitario: Una Metafora dell'Umanità

La poesia si apre con l'immagine di un passero solitario che, posato sulla vetta di una torre antica, canta alla campagna fino a quando il giorno muore. Il passero solitario diventa una metafora dell'umanità, in particolare del poeta stesso, che, come il passero, vive un'esistenza solitaria, lontano dagli svaghi e dalla gioia della vita quotidiana.

Armonia Perduta

Leopardi dipinge un quadro di primavera intorno al passero, con la natura in festa e gli altri uccelli che gioiosamente si uniscono al coro della vita. Tuttavia, il passero solitario si distingue per la sua solitudine e il suo distacco. L'armonia degli altri è estranea a lui, e il suo canto sembra vagare senza meta attraverso la valle.

La Nostalgia del Poeta

Il poeta ammira la gioventù e l'allegria che lo circondano, ma si tiene in disparte, come se cercasse di sfuggire a tali gioie. La sua esistenza, simile a quella del passero, è contrassegnata dalla malinconia e dalla mancanza di partecipazione alle feste e ai divertimenti della vita.

La Confrontazione con la Vecchiaia

Il poeta riflette sulla somiglianza tra la sua vita e quella del passero solitario. Entrambi affrontano il declino della giovinezza e la transitorietà del tempo. Il passero, al tramonto, accoglie la fine del giorno come un segno della fine della gioventù, una riflessione che risuona profondamente nella coscienza del poeta.

Il Rifiuto del Sollazzo

Il passero solitario, e per estensione il poeta stesso, sembra rifiutare il sollazzo e il divertimento tipici della gioventù. Mentre gli altri si immergono nella festa del borgo, il poeta preferisce la solitudine, contemplando il tramonto e riflettendo sulla fugacità della vita.

Il Crepuscolo dell'Esistenza

La poesia culmina in un'immagine suggestiva del sole che si dilegua dietro l'orizzonte, come se volesse annunciare il declino dell'esistenza umana. Il passero solitario, il cui canto ha accompagnato il giorno, si trova ora ad affrontare il crepuscolo, simbolo della vecchiaia e della fine.

La Malinconia del Poeta

Il poeta, rivolgendosi direttamente al passero solitario, esprime la sua identificazione con l'uccello solitario e la sua avversione alla vecchiaia imminente. Questo tratto malinconico dell'anima umana è palpabile nel modo in cui il poeta guarda al passato con rimpianto e teme il futuro.


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